Enasarco, non disturbare il manovratore. Storia di alcune domande scomode, ma necessarie
Agente di commercio Palella Alberto, si discolpi! Che cosa ha combinato ieri durante l’assemblea dei delegati dell’Enasarco?
“Io? Nulla, perché?”
Come perché? Risulta che le sia stata tolta la parola addirittura dal presidente in persona, il quale – ne siamo sicuri – avrà pensato a lei come “Palella Alberto”: prima il cognome e poi il nome, come si fa a scuola o in caserma. Dunque, come si giustifica?
“Ah, si riferisce a quello? Semplicemente, ho fatto delle domande e criticato la conduzione dell’Enasarco”.
Lo vede, benedetto figliolo? I presidenti dell’Enasarco non si criticano: specie se guidano un ente modello di trasparenza e buona gestione.
“Sì, forse è meglio buttarla sull’ironia, altrimenti mi ritorna l’arrabbiatura di ieri”.
Alberto Palella (prima il nome a poi il cognome, però, come per tutti i cittadini che godono del diritto di parola e di critica) è uno dei componenti Fiarc dell’assemblea dei delegati: appunto nella riunione di ieri mattina ha avuto un duro scontro con il presidente dell’Enasarco. Ecco il suo racconto.
Dunque, che cosa è successo?
“Ho fatto alcune domande: le stesse che vorrebbe fare qualsiasi agente in questo momento”.
È così grave fare domande?
“Per lor signori evidentemente sì: ieri ho detto che il re è nudo, come nella famosa favola. Ma rifarei tutto: la categoria ha diritto a risposte precise. L’assemblea dei delegati in questi anni è stata svuotata di ogni significato: come ha detto giustamente il collega Bilucaglia nell’intervista di ieri, ci hanno ridotto a un ‘votificio'”.
Dunque, quali sono queste domande?
“Intanto la partita delle elezioni: si dice che la Corte dei Conti abbia scritto una lettera ai ministeri vigilanti per sostenere che il consiglio uscente può che adottare soltanto atti di ordinaria amministrazione: il che significa che anche quel pochissimo che la Fondazione ha deciso in termini di aiuti post-Covid potrebbe risultare irregolare. E delibere illegittime potrebbero configurare un danno erariale di cui dovrebbero rispondere anche i ministeri che non hanno imposto le elezioni per il rinnovo del consiglio”.
Risposta?
“Nessuna risposta”.
E poi?
“E poi ho chiesto che vengano immediatamente riattivate le procedure per le elezioni e che venga messa agli atti la lettera dei nostri consiglieri che contiene un sollecito in questo senso”.
Risposta?
“Zero, anche qui nulla: il presidente si è trincerato dietro il fatto che la riunione di ieri era dedicata al bilancio. Come se il problema fosse formale, non di sostanza: e la sostanza è la deriva drammatica della Fondazione”.
Ma se ne rendono conto, almeno?
“Ammesso che la risposta sia affermativa, di certo non fanno nulla per arrestarla: evidentemente, non sanno nel concreto chi è un agente di commercio e quali problemi deve affrontare. Anche questo l’ho detto chiaramente. E ho aggiunto che il problema ormai è questo consiglio illegittimo: liberino le poltrone e consentano di voltare pagina”.
E a questo punto…
“A questo punto mi è stata tolta la parola. Cioè: il problema sarebbero le mie domande ‘impertinenti’, non il loro comportamento. Invece di curare la febbre, tentano di rompere il termometro: non bisogna disturbare il manovratore, secondo lor signori. L’ho detto ieri e lo ripeto: vergogna! E pazienza se il presidente si arrabbia. Dia le risposte alle domande vere, se può: il problema non è che non le abbia date a me, ma che non le dia alle decine di migliaia di agenti sempre più sconcertati da questa vicenda. In casi come questo gli inglesi parlano di ‘accountability’, che potremmo tradurre come ‘dovere di rendere conto dei propri atti e dei propri comportamenti’. Ma lasciamo perdere: si sa che all’Enasarco l’inglese è una lingua sconosciuta, visto che un passato amministratore aveva tentato di disconoscere le proprie responsabilità riguardanti un importante investimento sostenendo che il contratto era scritto in inglese, idioma a lui ignoto. Questo è lo ‘stato dell’arte in Enasarco: incompetenza, arroganza e reticenza. Se ne ricordino i colleghi e le colleghe quando finalmente verrà il momento di votare”.
Intervista a cura di Giovanni Fariello
Roma,1 luglio 2020