“Dissoltasi l’ubriacatura dei numeri, è rimasto il solito Enasarco e sono rimasti i soliti metodi”
Così Bruno Bilucaglia, componente Fiarc dell’Assemblea dei Delegati della Fondazione, sintetizza la riunione di questa mattina convocata per l’approvazione del bilancio.
“Parlo di ubriacatura – spiega Bilucaglia – perché hanno tentato di farci credere che le cose vanno bene e che i conti sono a posto. Magari è così dal punto di vista ragionieristico, ma questo è di nuovo un bilancio miope, sul quale non potevamo che votare no. Miope come l’approccio di questa maggioranza ai problemi epocali dell’ente: nulla abbiamo sentito a proposto del fatto che fra non molto mancheranno all’appello ben 18mila agenti e nulla si è detto sulla sostenibilità di lungo periodo della Fondazione”.
Dunque, un’altra occasione sprecata?
“Senza dubbio: il bilancio di un anno magari torna, ma manca totalmente la prospettiva. Ancora una volta la maggioranza che governa l’ente rifiuta ogni confronto e il “nervosismo” mostrato dal Presidente Costa nella conduzione dei lavori ne è la prova. Sono assediati in un fortino e l’unica loro finalità è quella di durare il più possibile: la vicenda delle (finora) mancate elezioni non lascia dubbi”.
E gli agenti aspettano…
“Già: la categoria, messa in ginocchio dal Covid, aspetta un piano di vasto respiro e riceve (si fa par dire, dato che nulla è ancora arrivato neppure di quel poco che è stato stanziato) le mancette, peraltro riservate a un’infima minoranza. Cifre ridicole, che rimarranno tali anche con l’eventuale stanziamento di altri 16 milioni, che non ha ancora ricevuto il via libera dei ministeri vigilanti. E in questa situazione si batte la grancassa per l’approvazione di un bilancio? Siamo all’ammalato di polmonite che esulta perché gli è passato il mal di denti”.
Lei lascia dopo quattro anni l’assemblea dei delegati: quattro anni nei quali la sua presenza e il suo contributo sono stati preziosi; di questo Fiarc la ringrazia. Un bilancio?
“L’impegno mio e di tanti miei colleghi c’è stato. E all’inizio anche tanto entusiasmo: poi è via via venuto meno perché non è piacevole esser chiamati soltanto ad alzare la mano. L’attuale maggioranza non ci ha mai coinvolti; venivamo chiamati a pronunciarci su temi e questioni delle quali non avevamo documentazione sufficiente per formarci un’idea. Anche perché spesso i pochi dati arrivavano la sera prima per il mattino dopo. A a ragion veduta, dico col senno di poi.
Per chi conduce il gioco, la linea è: meno si sa e meglio è. Ma non è la linea che potrà salvare l’Enasarco
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