CORONAVIRUS/CDA ENASARCO, “FARE PRESTO!”: “NELL’ODG DI DOMANI NEMMENO L’OMBRA DI AIUTI AGLI ISCRITTI: E’ INACCETTABILE”
“Nel Consiglio d’Amministrazione di Enasarco convocato per domani, mercoledì 6 maggio, presidenza e maggioranza del CdA non ha nemmeno inserito tra i punti all’Ordine del Giorno il tema dell’aiuto agli iscritti, in grave sofferenza a causa dell’Emergenza Coronavirus: lo riteniamo inaccettabile”; lo dicono Antonino Marcianò, Alfonsino Mei, Luca Gaburro, Davide Ricci e Gianni Guido Triolo, Consiglieri d’Amministrazione della Fondazione e rappresentanti delle sigle Anasf, Confesercenti, Federagenti e Fiarc. “In un momento storico in cui agenti, consulenti e le loro famiglie versano nella peggior crisi economica e sociale della storia recente, chi governa l’Ente deve avere l’obbligo, anche morale, di perseguire formule idonee al sostegno degli iscritti; invece dobbiamo constatare ancora una volta che l’attuale maggioranza continua a vivacchiare ‘sine die’, proprio come la delibera, votata dai 10 Consiglieri della maggioranza, che ha rinviato “a data da destinarsi” le elezioni online, inizialmente previste per il 17-30 aprile; rinvio contro la cui legittimità anche i Ministeri competenti, pure alla luce del nostro ricorso, si sono espressi. Noi – dicono Marcianò, Mei, Gaburro, Ricci e Triolo, che con le loro sigle di riferimento compongono le liste unitarie “Fare Presto!”: – anche domani, come sempre abbiamo fatto, porteremo in Consiglio la nostra proposta di prendere parte degli utili di Bilancio della Fondazione per destinarli agli iscritti, consentire l’anticipazione del FIRR su base volontaria e costituire un fondo di garanzia per favorire l’accesso al credito”. A oggi infatti “l’unica misura adottata da questa maggioranza prevede un fondo straordinario che, per questa prima tranche, è riservato a una platea molto ristretta di richiedenti: circa 2.000 persone, a fronte di oltre 25mila domande pervenute. Una misura chiaramente insufficiente e inadeguata, che richiede un intervento immediato e non “sine die”, come invece sembra nella volontà di chi governa l’Ente”, conclude la nota.