3 Luglio 2020

Enasarco nella palude, fra scelte irrazionali e visioni di corto respiro

“Enasarco nella palude, fra scelte irrazionali e visioni di corto respiro
Gianni Triolo, membro del Cda della Fondazione, spiega la vicenda del ricorso al Tar sul rinvio delle elezioni
Gianni Triolo nel Consiglio di amministrazione dell’Enasarco rappresenta Confesercenti. Ma sulla vicenda del rinvio delle elezioni non c’è contrapposizione fra preponenti e agenti, almeno in casa Confesercenti-Fiarc: il giudizio è lo stesso ed è estremamente severo. Con lui, date anche le sue competenze giuridiche, analizziamo proprio da questo punto di vista le ultime mosse di Enasarco: “Scelte miopi, irrazionali e non condivise”, sintetizza.
Dottor Triolo, ci spiega che cosa significa il ricorso al Tar presentato dall’Enasarco in materia di elezioni?
“In sostanza il ricorso è contro i provvedimenti dei ministeri vigilanti che imponevano al Cda la fissazione della data delle elezioni. Ma mi faccia subito precisare una cosa importante”.
Prego.
“Più che di Enasarco in modo generico dovremmo parlare del suo Presidente. Una delle tante anomalie è proprio questa: la scelta del ricorso – come, del resto, tante altre assunte in questa consiliatura – è stata presa dal solo Presidente, senza coinvolgere né il Cda, né l’Assemblea dei delegati. Allora, al di la del merito, la domanda è: il Presidente – soprattutto se in carica per i soli affari correnti, come si direbbe di un governo a fine mandato – è titolato ad agire da solo?”
Lei che ne dice?
“Direi proprio di no. Ma in ogni caso c’è da
chiedersi una cosa ancora più importante: quale massimo dirigente di una grande struttura (come è l’Enasarco) si è posto il problema del rapporto fra i costi e i benefici di una simile scelta? I benefici non mi pare di vederli, se non quelli esclusivamente individuali di chi sta facendo di tutto per perpetuare questa situazione sempre più incancrenita. Ma per
l’Enasarco vedo solo i costi”.
Quali?
“Uno l’ho già accennato: la perdita totale di ogni parvenza di collegialità e di confronto interno: credo proprio che di tutto abbia bisogno l’Enasarco tranne che dell’uomo solo al comando”.
E poi?
“Beh, le sembra razionale e saggio impegnare la Fondazione in un ricorso che serve a spostare di qualche settimana l’inevitabile esito dello svolgimento delle elezioni? Appunto in termini di costi/benefici, che cosa ne ricava l’Enasarco? Si perpetua solo l’immobilismo e la palude in cui la Fondazione è impantanata da ormai troppo tempo. Nessun amministratore serio rinvierebbe il giorno in cui finalmente l’Enasarco potrà avere una nuova ‘governance’ nella pienezza dei suoi poteri”.
Cioè?
“L’assistenza legale per un ricorso al Tar non costa poco; e si tratta di una spesa che si aggiunge alle tantissime altre che la Fondazione ha sostenuto e sostiene per consulenze e assistenza legale nell’àmbito dei tantissimi contenziosi aperti. Anche in questo caso, i dati non sono pubblici; ma, se così facendo, si sottraesse anche un solo euro a ciascun agente, sarebbe comunque troppo”.
Lei sta descrivendo una situazione sempre più preoccupante.
“È così: non a caso ho parlato di irrazionalità e miopia. Al di là delle singole questioni, ciò che sconcerta è l’assoluta incapacità di lettura della situazione che sta vivendo l’Enasarco, soprattutto relativamente ai propri compiti
istituzionali e alla drammatica condizione degli agenti di commercio. Sarebbe necessario una ‘governance’ con pieni poteri e con una visuale ampia. Invece, dobbiamo fare i conti con un Cda giunto al capolinea, guidato da persone preoccupate esclusivamente della propria sorte e in un clima da fine impero. Gli agenti italiani meritano di meglio”.
Ma evidentemente la logica di questi atti risponde ad altri criteri.
“Appunto, quelli di perpetuare posizioni di potere che si vedono messe in pericolo. Ma c’è dall’altro: il Presidente non ha considerato il costo dello scontro che si è innescato fra la Fondazione e i Ministeri vigilanti e il discredito nel quale questo scontro ha precipitato l’Enasarco. La situazione drammatica nella quale si trova la Fondazione richiederebbe semmai la massima concordia istituzionale, in modo che anche da parte del governo venga una mano per far uscire la Fondazione dalle secche in cui si trova. E invece si va allo scontro: uno scontro che non fa bene all’Enasarco neppure sul piano economico”.
Intervista a cura di Giovanni Fariello
Roma, 3 luglio 2020