Intervista a Bruno Normanno: il turismo? Abbiamo accusato un calo medio del 70%, ma su alcune mete (ad esempio il lungo raggio) si arriva anche l’ 80/90%”.
Bruno Normanno, 58 anni, associato Fiarc, è uno degli oltre 2.000 agenti di commercio italiani del settore turismo (lavorano per i tour operator che servono più di 7000 agenzie di viaggio e tutto il comparto) che il Covid ha messo in ginocchio.
Da Sassuolo (Modena) Bruno racconta gli ultimi mesi suoi e dei tanti colleghi nelle stesse condizioni. “Salvo agosto, mese nel quale abbiamo riscontrato un po’ di vivacità, è calma piatta da marzo: così non reggiamo per molto. Inoltre, il prenotato dei mesi precedenti è stato o cancellato o trasformato in voucher”, dice.
Dunque, la ripresa di agosto è stata un fuoco di paglia?
“Sì, ora siamo di nuovo fermi e i mesi a venire non ci fanno sperare nulla di positivo. Il buon risultato di agosto (ma solo per chi vendeva ‘mare Italia’, cioè il 10% dei tour operator italiani) non riesce certo a compensare numeri che non esito a definire disastrosi per la nostra categoria”.
La gente ha paura di muoversi?
“Certamente l’aspetto psicologico conta e conterà moltissimo, ma certe decisioni delle autorità e la disinformazione non sono da meno nell’acuire le difficoltà”.
A che cosa si riferisce?
“Al fatto che sono state poste limitazioni agli spostamenti verso tutti i Paesi fuori dello ‘spazio Schengen’ (oltre che verso alcuni all’interno, tipo la Grecia), mentre alcuni di essi sono praticamente ‘Covid free’: ad esempio le Maldive, il Nicaragua, il Belize. Così si scoraggiano anche i pochi che sarebbero disposti a partire. Sarebbe il caso di distinguere meglio le diverse situazioni”.
Cos’altro bisognerebbe fare?
“Eliminare la quarantena al rientro: anche questo vincolo scoraggia i viaggiatori”.
Intanto, però, bisogna sopravvivere: che cos’è arrivato dal governo?
“Per ora i 600 più 600 euro dell’Inps e il bonus dell’Agenzia delle Entrate”.
È pochino, in effetti. Per fortuna, agli agenti pensa l’Enasarco.
“Sì, meglio buttarla sull’ironia. Ma è un’ironia amara, glielo assicuro. A tutto pensa l’Enasarco meno che agli agenti. I signori della maggioranza nell’attuale Cda li ho visti molto impegnati nel conservare la poltrona e nel tentare di evitare un voto che potrebbe finalmente interrompere la loro parabola. Per il resto, sono venuti fuori soltanto provvedimenti ridicoli e offensivi per la dignità della categoria. Senza contare – al di là dell’emergenza Covid – una gestione opaca e inefficiente della Fondazione”.
Che fare?
“Votare. Votare in massa per spazzare via l’attuale gestione. Faccio mia l’esortazione di tanti colleghi: non sprechiamo l’occasione e trasformiamo la nostra rabbia in un voto utile per il cambiamento”.
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